Patente progressiva: 73% di incidenti in meno tra i più giovani
La poca esperienza e a volte l’incoscienza si rivelano fatali per chi ha preso la patente da poco: gli incidenti stradali sono purtroppo tra le principali cause di decesso di molti giovani ogni anno. La tecnologia può aiutare ma come è noto è sempre l’uomo il primo responsabile di un incidente, e anche solo una piccola distrazione può essere fatale, tanto per i giovani quanto per gli adulti. Solo in Italia i numeri di morti e feriti generano molta preoccupazione, ma confrontati con quelli di altri Stati dell’Unione Europea emerge come la patente progressiva possa aiutare a ridurre gli incidenti, e di conseguenza i decessi.
Dai dati diffusi e analizzati dall’UNASCA emerge che nei 28 principali Stati Membri dell’UE per gli adulti dai 40 anni in su sono le malattie la principale causa di decesso, scendendo invece tra i giovani ecco invece che la morte indossa la maschera degli incidenti stradali. Considerati i 15 anni come età di partenza per le prime esperienze di guida e basandosi sugli studi dell’European Transport Safety Council, risulta che tra i giovani fino a 29 l’auto rappresenta il pericolo maggiore. Focalizzando l’attenzione sull’Italia, l’UNASCA evidenzia che nel solo 2016 sono morti ben 418 ragazzi compresi tra 15 e 24 anni a cui vanno aggiunti 45.924 feriti. Le cause vengono individuate nella poca esperienza e a un utilizzo troppo diffuso dello smarpthone alla guida, cosa che in realtà troppo spesso vediamo far anche agli adulti; una buona educazione avrebbe sicuramente effetti preventivi, per questo ancora una volta sentiamo parlare di patente progressiva
La cosiddetta patente progressiva viene considerata dal vice presidente dell’European Driving School, Manuel Picardi, come un mix “tra la patente di secondo livello e la patente graduale”, rispettivamente già in utilizzo in alcuni Paesi europei (Austria, Svizzera, Islanda e Lituania) e d’oltreoceano (USA e Australia). In altre parole si vorrebbe creare un sistema che segua l’automobilista anche dopo avergli consegnato la patente, visto che in Italia dopo aver fatto il grande passo non ne vengono fatti successivi, e non è insolito che un adulto scordi alcune regole base della strada. Dare un supporto costante vorrebbe dire seguire i giovani nelle loro esperienze di guida ed educarli fino a renderli degli adulti consapevoli dei pericoli della strada, una soluzione già in atto all’estero con esiti positivi.
Nell’analisi eseguita dall’UNASCA viene ad esempio principe la Norvegia: qui dopo l’introduzione di un nuovo percorso educativo per la guida rivolto ai giovani, si attesta che le morti in età compresa tra 16 e 24 anni per incidenti stradali siano scese addirittura del 73%, passando da 49 a 13 in meno di dieci anni (2010-2017). Ma altri dati positivi emergono dalle nazioni in cui è presente la patente graduale: negli USA e in Canada gli incidenti in cui sono rimasti coinvolti ragazzi di 16 anni sarebbero scesi del 36%; in Australia si calcola invece che tra i ragazzi di 18-20 anni al primo anno di guida gli incidenti gravi siano calati del 31%. Secondo l’UNASCA anche in Italia la patente progressiva porterebbe notevoli benefici: non sarebbe meglio ascoltarli ed iniziare ad introdurla?